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Ma il "guerriero" alloggiava forse solo fra gli uomini giapponesi? Certamente no!

Nel Giappone Antico, attraversato dagli scontri armati e dalle lotte di potere, per trovare un "guerriero" si poteva benissimo cercare oltre il genere maschile. Nel primo periodo feudale, infatti, le donne dei Samurai, erano costrette a passare lunghi periodi contando sulle sole proprie forze, condizione che rese il loro ruolo e la loro presenza fondamentali per tutto ciò che riguardava la sopravvivenza della famiglia. Nella loro educazione era previsto un allenamento costante nelle arti marziali. L’arma prediletta, nel cui uso le donne dei clan eccellevano, era la "naginata", micidiale combinazione di un’affilata lama montata su di un lungo e robusto bastone. Grazie all’ estrema versatilità di quest’arma, una donna coinvolta in un combattimento contro corpulenti aggressori, riusciva comunque a compensare il divario fra la propria prestanza fisica e quella dei suoi avversari. Donne quindi che sapevano adattarsi ai tempi e che arrivavano anche a seguire i propri uomini in battaglia combattendo al loro fianco fino alla fine. "Onna bugeisha", così si chiama la donna che aveva il compito di proteggere la propria casa, l'onore e la famiglia da ladri e invasori in assenza dei loro uomini partiti in guerra.

Un'eroina giapponese in rappresentanza della samurai è Nakano Takeko una  donna guerriera giapponese che combatté e morì durante la guerra Boshin. Ricevette una completa formazione nelle arti marziali, nelle arti letterarie, e nella calligrafia e fu istruttrice di arti marziali durante gli anni '60 dell'Ottocento.

Durante il conflitto, Nakano Takeko si adoperò combattendo all'arma bianca brandendo un naginata. 

Nello scontro contro le soverchianti forze imperiali, fu a capo di un corpo ad hoc di donne guerriere che andava in battaglia in modo autonomo e indipendente. A questa unità fu poi dato, in modo retroattivo, il nome di esercito femminile (娘子隊 Jōshitai).

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